Nuova critica sull'opera
La "Jeanne d'Arc" di Consuelo Venturi
La “Joanne d’Arc” di Consuelo Venturi
Se vi capita di passare per la galleria Mad Gallery a Milano dove è esposta la mostra, fermatevi qualche minuto ad osservare la “Joanne d’Arc” di Consuelo Venturi. Vi sorprenderà la limpidezza dei tratti e la vigoria delle figure, che con naturalezza s’immettono sul proscenio da un tripudio d’avena di bovino pascolo rigurgitante d’efflorescenza da valle a valle per eccesso di festa e preannuncio di vittoria.
Una creatura dal viso angelico che sembra scesa dal sovrastante cielo di cobalto, stretta in una robusta armatura di capitano in armi in cui è chiamata a calarsi per impostare e vincere la battaglia, ora che con il singolare scudiero – non dissimile dai possenti soldati di ventura che assalivano i castelli medievali al servizio di un Braccio da Montone o di un Federico da Montefeltro – ora che si sta avvicinando al campo di battaglia e si sta rendendo conto della posizione delle truppe in conflitto per mettersi a capo del suo esercito che deve condurre alla vittoria. La fanciulla era stata convocata alla fine di quella infinita guerra dei Duecento Anni tra Inghilterra e Francia, quando gl’inglesi, meglio forniti di moderne armi e meglio equipaggiati avevano quasi sempre sconfitto le truppe francesi.
Non la immaginerete così splendida la fanciulla che proviene dalla campagna di Domrèmy, dove è cresciuta insieme a greggi e armenti, ma dove ha avuto anche la fortuna d’essere stata istruita da celesti forze ad ardue imprese.
La diapositiva non poteva meglio ritrarre la forza celestiale che si sprigiona da quel viso sereno e nobile, e dal possente angelo che le fa da scudiero assicurandola del buon esito della battaglia, pronti a sventolare l’Orifiamma e il giglio di Francia dopo aver raso al suolo la ben munita città d’Orleans, in barba ai tradimenti per corruzione dello stesso Delfino (per cui la Pulzella sta dando la vita) e dei vigliacchi Borgognoni che si sono venduti al nemico.
E’ con la semplicità dei tratti che si può far brillare un piccolo capolavoro.
Complimenti alla giovane artista che presumiamo continuerà a lavorare con il suo spontaneo stile classico: i suoi fantastici personaggi e i densi paesaggi dai folti colori plastici. Con i pochi tocchi e i suoi sofisticati software l’artista riesce ad esprimere nelle figure la pienezza del loro stato d’animo e la consapevolezza della propria missione in concomitanza con l’esito dello scontro che concluderà la straordinaria vicenda. La mano della pittrice è ferma e sicura, affascinanti sono le figure che ne scaturiscono. Un bell’inizio per un’artista che mette insieme cuore e fantasia per dar vita alle sue creature. Le auguriamo un originale cammino al vigore di ispirazione e fantasia.
Adriano Gattucci
Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Istituto di Storia dell’Arte
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